L’Oncia (uncia in latino) è una denominazione monetaria con una storia lunga e complessa, che attraversa l’antichità romana e giunge fino all’età moderna, specialmente in Italia meridionale e in Spagna.
Origini Romane
In epoca romana, l’Oncia era l’unità monetaria più piccola del sistema ponderale e monetario repubblicano, equivalente alla dodicesima parte dell’Asse. Come segno di valore, le monete da un’Oncia avevano un solo globetto inciso. Era una moneta di bronzo, essenziale per le transazioni di minimo valore.
Uso nel Medioevo e in Sicilia
Nel Medio Evo, il termine “oncia” assunse un ruolo più legato al peso che alla moneta effettiva. Tra l’XI e il XII secolo, l’oncia d’oro era usata principalmente come unità di conto nei contratti, nei pagamenti e per calcolare l’entità delle pene.
Tuttavia, è in Sicilia che l’oncia continuò a sussistere più a lungo come denominazione monetaria effettiva. Alla fine del XIII secolo, con l’avvento del Pierreale d’oro di Pietro I d’Aragona, l’oncia siciliana tornò a essere una moneta circolante, con un valore ben definito all’interno del sistema monetario locale.
Epoca Moderna
In epoca moderna, l’oncia conobbe una nuova vita, specialmente nel Regno di Sicilia. Sotto il regno di Carlo III di Borbone, nel XVIII secolo, furono coniate sia l’Oncia d’argento che l’Oncia d’oro, con quest’ultima stabilita al valore di 30 Tarì. Queste monete furono prodotte non solo in Sicilia, ma anche in altre zecche legate alla Corona di Spagna, come a Napoli, Malta e in Spagna stessa, a testimonianza dell’influenza spagnola in queste aree e della diffusione di questa denominazione.
L’Oncia è un esempio affascinante di come una denominazione monetaria, nata in epoca romana come unità di bronzo, abbia saputo evolvere e adattarsi a sistemi monetari diversi, mantenendo una sua identità storica e geografica, in particolare nei territori del Mediterraneo legati alla storia siciliana e spagnola.

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