L’espressione croce patente si riferisce a una tipologia di croce i cui bracci si allargano dal centro verso l’estremità. Questa forma di croce, che si distingue dalla croce greca (con bracci di ugual misura) e da altre varianti, è un motivo iconografico molto diffuso, specialmente nella monetazione medievale.
La croce patente era un potente simbolo religioso e politico. Apparendo su monete di diverse epoche e culture, serviva a:
- Affermare l’identità cristiana: La croce era il simbolo per eccellenza della fede cristiana. La sua presenza su una moneta indicava che lo stato o l’autorità emittente si riconoscevano in quella fede.
- Legittimare il potere: La croce, e in particolare la croce patente, era spesso associata alla figura del sovrano come difensore della fede. La moneta diventava un veicolo per veicolare l’idea che il potere del re o dell’imperatore derivasse direttamente da Dio.
- Identificare un’autorità: Nel Medioevo, la croce era uno degli elementi più comuni sulle monete. Le diverse varianti di croce (patente, gigliata, greca, ecc.) servivano a identificare la zecca di provenienza, l’autorità regnante o il periodo storico di coniazione.
Un esempio celebre di croce patente si trova sulla monetazione dei Cavalieri Templari e di altri ordini cavallereschi, che la adottarono come loro simbolo distintivo. In contesti numismatici, la descrizione dettagliata della forma della croce è un elemento cruciale per la classificazione e la datazione delle monete.

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