Il Cagliarese è una moneta la cui storia è strettamente legata alla città di Cagliari e alla Sardegna, sebbene abbia visto emissioni e circolazione anche al di fuori dell’isola. Nata inizialmente come moneta in lega mista (biglione), si evolse nel tempo divenendo una moneta di rame.
I primi Cagliaresi furono battuti da Ferdinando il Cattolico (Ferdinando II d’Aragona) nella zecca di Cagliari nel XVI secolo. Queste prime emissioni avevano un valore di due denari di Lira sarda e venivano coniate sia in pezzatura semplice che doppia.
La sua natura di moneta in rame si consolidò nel XVI secolo, in particolare sotto il regno di Carlo II di Spagna, che la coniò esclusivamente in questo metallo.
Con il passaggio della corona di Sardegna alla Casa Savoia, il Cagliarese continuò a essere una moneta importante nel sistema monetario sardo. Vittorio Amedeo II fece coniare pezzi da tre Cagliaresi, sia a Torino che a Cagliari. Successivamente, Carlo Emanuele III autorizzò l’emissione di un sottomultiplo, il Mezzo Cagliarese, per facilitare le transazioni di minor valore. L’ultimo conio significativo del Cagliarese, in un multiplo pari a tre Cagliaresi, fu effettuato da Vittorio Emanuele I nel 1816. La moneta cessò di essere battuta intorno al 1813 (o 1816 per l’ultima emissione specifica).
Il Cagliarese rappresenta un’interessante testimonianza delle complesse vicende storiche della Sardegna, che vide alternarsi diverse dominazioni (Aragonese, Spagnola, Sabauda), ognuna delle quali lasciò il proprio segno nella monetazione dell’isola. La sua evoluzione da moneta in lega mista a moneta in rame riflette le dinamiche economiche e le necessità di valuta spicciola dei diversi periodi.

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