La sigla BI è l’abbreviazione numismatica utilizzata per indicare le monete coniate in biglione. Il biglione è una lega di argento e rame, dove la percentuale di rame è prevalente o comunque significativa rispetto all’argento. Sebbene il termine derivi dal francese antico billons, indicando un metallo di lega, in numismatica si riferisce proprio a questa lega specifica.
L’uso del biglione nella coniazione fu particolarmente diffuso nel Medioevo e nella prima età moderna, soprattutto per le monete di basso o medio valore. L’impiego di questa lega era spesso una necessità economica, consentendo agli Stati di coniare un maggior numero di pezzi con una quantità limitata di argento, o di fornire moneta spicciola senza dover ricorrere esclusivamente al rame.
Le monete in biglione si presentano solitamente con un aspetto più scuro o rossastro rispetto alle monete in argento puro, a causa dell’alta percentuale di rame. Tuttavia, la quantità di argento poteva variare notevolmente da un’emissione all’altra e da una zecca all’altra, riflettendo le diverse politiche monetarie o le condizioni economiche del momento. Periodi di crisi finanziaria o di necessità di finanziare guerre portavano spesso a un progressivo svilimento del titolo dell’argento nel biglione, riducendolo a volte a poche percentuali o addirittura a una doratura superficiale per imitare l’argento.
Per i numismatici, la sigla BI è cruciale per la classificazione delle monete. Lo studio delle monete in biglione è fondamentale per comprendere le dinamiche economiche, l’inflazione e le politiche di svalutazione che hanno caratterizzato molti sistemi monetari storici. Sono testimonianze dirette delle sfide economiche affrontate dalle autorità emittenti nel tentativo di mantenere in circolazione una valuta funzionale.

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