Tranqvillitas è un termine latino che significa “tranquillità” o “serenità”. Questo concetto, personificato come un’allegoria femminile, appare frequentemente sulle monete romane per rappresentare la stabilità e la pace interna dello Stato. A differenza delle divinità olimpiche, queste personificazioni allegoriche erano un’eredità della civiltà greca, ma i Romani le onoravano con templi e altari in tutto l’Impero, a testimonianza del loro valore e della loro importanza nella vita pubblica e privata.
Personificazione e Simbolismo
Sulle monete, la Tranqvillitas era spesso raffigurata come una figura femminile che teneva in mano simboli di pace e stabilità, come una spiga di grano o una cornucopia. Talvolta, teneva anche un timone, un simbolo di controllo e di guida sicura dello Stato.
La sua presenza sulle monete non era casuale, ma un messaggio politico ben preciso. In un’epoca segnata da guerre, invasioni e instabilità politica, la raffigurazione della Tranqvillitas era un modo per l’imperatore di comunicare al popolo la stabilità del suo regno e la sua capacità di garantire la pace.
Il Culto della Tranquillitas
Anche se non era una divinità tradizionale, la Tranqvillitas aveva un suo culto. Le erano stati dedicati templi e altari, in particolare a Roma e in molte città dell’Impero. Il culto di figure come la Tranqvillitas era un modo per i Romani di dare una forma visibile a concetti astratti come la pace, la prosperità e la stabilità.
La sua analisi, quindi, non è solo una questione di monete, ma un testimone della storia politica, religiosa e sociale dell’antica Roma. La sua raffigurazione sulle monete ci offre un’istantanea dei valori che i Romani consideravano più importanti e del messaggio che gli imperatori volevano trasmettere al loro popolo.
Vista da vicino

IMPERO ROMANO – Antonino Pio (138-161), Denario (151-152 ), zecca di Roma – AR, ø 18 mm, 3,28 g
D/ IMP CAES T AEL HADR AN – TONINVS AVG PIVS P P. Testa laureata a destra.
R/ T R POT XV – COS IIII / TRANQ. Tranquillitas stante a destra con timone e spighe di grano.
Bibliografia
- RIC 218
- C. 826
- BMC 757

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