Il semisse (dal latino semis, che significa “la metà”) era una moneta romana che ha avuto una lunga storia, coniata sia in bronzo che in oro. Il suo nome ne indicava chiaramente il valore: era l’equivalente della metà di un’altra moneta.
Semisse di Bronzo
Durante l’età repubblicana, il semisse di bronzo era una moneta fusa dal valore di mezzo asse. Il suo valore era indicato da una “S” o da sei globuli, che rappresentavano il peso teorico di sei once. La sua iconografia era molto distintiva:
- Dritto: Il dritto della moneta era caratterizzato dall’immagine del dio Saturno, il dio dell’agricoltura e del tempo.
- Rovescio: Sul rovescio si trovava la prora di una nave, a testimonianza del potere marittimo di Roma.
Inizialmente il semisse era fuso, ma poco prima della seconda guerra punica (218-204 a.C.) cominciò a essere battuto a martello. La moneta fu emessa raramente durante l’età imperiale e la sua coniazione cessò al tempo di Adriano (117-138 d.C.).
Semisse in Oro
Il semisse ricomparve nella monetazione della tarda antichità, reintrodotto da Costantino I intorno al 309 d.C. Questa nuova versione era una moneta d’oro di alto valore, pari a mezzo solido. Il semisse d’oro, con un peso di circa 2,27 grammi, era una moneta di grande prestigio, utilizzata per i pagamenti importanti e le transazioni diplomatiche.
In sintesi, il semisse è un esempio perfetto di come la numismatica romana si sia evoluta nel tempo, adattandosi ai cambiamenti economici e politici. La sua storia, che attraversa diversi secoli, ci offre uno spaccato affascinante della monetazione romana, dalla Repubblica all’Impero.

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