In Hoc Signo Vinces è una celebre locuzione latina che significa “Con questo segno vincerai“. Queste parole sono attribuite a una visione che l’imperatore Costantino I avrebbe avuto alla vigilia della Battaglia di Ponte Milvio (312 d.C.), dove gli apparve una croce luminosa nel cielo con questa iscrizione, che lo portò alla conversione al Cristianesimo.
Dato il suo profondo significato religioso e la sua associazione con la vittoria, questo motto fu frequentemente ripreso nella simbologia e nella monetazione di diversi sovrani, spesso accompagnato dalla raffigurazione della croce.
Ecco alcuni esempi significativi di dove compare questo motto sulle monete:
- Carlo V (Imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Spagna): Fu impresso, insieme alla croce, sui 3 Cavalli battuti sotto il suo regno (1519-1556). Carlo V, un sovrano profondamente religioso, usava questo motto per legittimare le sue campagne e il suo vasto impero come sostenuto dalla volontà divina.
- Filippo III (Re di Spagna): Compare su alcune delle sue emissioni (1598-1621), a ribadire il legame tra la monarchia cattolica spagnola e la protezione divina.
- Carlo II d’Asburgo (Re di Spagna): Anche l’ultimo degli Asburgo di Spagna (1665-1700) utilizzò questo motto sulle sue monete, spesso in contesti di difficoltà, invocando la protezione celeste.
- Carlo VI (Imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Napoli): Il motto fu presente sul carlino coniato sotto il suo regno (1711-1740) nel Regno di Napoli, sottolineando l’origine divina del suo potere.
- Ferdinando IV di Borbone (Re di Napoli e Sicilia): Il motto fu coniato sui 5 Grana di Ferdinando IV di Borbone nel 1798, un periodo di grandi turbolenze politiche (Rivoluzione Francese e guerre napoleoniche). La croce e il motto servivano a invocare la protezione divina contro le minacce rivoluzionarie.
Oltre alla monetazione, le parole “In Hoc Signo Vinces”, insieme alla croce, furono ripetute anche nelle decorazioni di importanti ordini cavallereschi, come i Cavalieri dell’Ordine Costantiniano (che si richiamano direttamente all’imperatore Costantino) e quelli dell’Ordine Militare di San Giorgio della Riunione.
Questo motto è un potente esempio di come monete e onorificenze venissero utilizzate per veicolare messaggi religiosi, politici e di legittimazione del potere.

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