1 Luglio 2025
bibliografia

Il Carlino è una delle monete più celebri e longeve nella storia numismatica italiana, la cui origine si colloca nel Regno di Sicilia sotto il regno di Carlo I d’Angiò, che la coniò per la prima volta nel 1278. La sua storia è complessa, caratterizzata da molteplici emissioni in vari metalli, valori e zecche.

Origini e prime emissioni: Le prime coniazioni di Carlino furono realizzate sia in oro che in argento, e si distinguevano per un conio iconografico identico:

  • Sul dritto, presentava lo scudo partito (diviso) di Francia e Gerusalemme, simbolo del dominio angioino.
  • Sul rovescio, raffigurava la scena del Saluto Angelico (l’Annunciazione), da cui derivarono anche i nomi popolari di Saluto d’argento e Saluto d’oro.

Evoluzione e varianti: Il Carlino subì diverse evoluzioni e vennero coniate varie tipologie:

  • Carlo II d’Angiò emise un Carlino d’oro del valore di 14 Carlini d’argento.
  • Nel 1303, sempre sotto Carlo II, apparve il Carlino gigliato, caratterizzato da una croce gigliata impressa su una faccia.
  • Con il tempo, si diffuse l’uso di leghe più basse per i Carlini di valore inferiore, come il mezzo Carlino d’argento e le frazioni in rame, spesso pari a un decimo di Ducato.

Diffusione, imitazioni e riprese: Il Carlino si diffuse ampiamente e, proprio per la sua popolarità, fu oggetto di contraffazioni e imitazioni in numerosi altri Stati. Con il nome di Carlino vennero chiamate altre monete coniate altrove:

  • Il Carlino di Rodi, inizialmente gigliato e poi con conii diversi.
  • Il Carlino romano, emesso dal Senato romano verso la fine del XIV secolo.
  • Il Carlino papale, coniato dai pontefici, il primo dei quali fu Urbano V nel 1367. Con Giulio II, a seguito di una riforma monetaria, il Carlino papale prese il nome di Giulio. Successivamente, Carlini in lega mista furono coniati anche da Benedetto XIV, che ripristinò il nome originale di Carlino romano nel XVIII secolo, seguito da Clemente XIV e Pio VI.

Carlini Sabaudi e altri esempi moderni: Anche la Casa Savoia coniò monete denominate Carlino, sebbene con valori molto differenti e in oro:

  • Il duca Carlo Emanuele I, coniò un Carlino pari a dieci Scudi d’oro.
  • Il re Carlo Emanuele III coniò Carlini del valore di dieci Scudi e pezzature da cinque Doppie.
  • Vittorio Emanuele II coniò Carlini del valore di 150 Lire piemontesi. Tutti i Carlini sabaudi erano in oro.

L’ultima volta che il nome “Carlino” fu utilizzato per una moneta fu per il pezzo da 20 Franchi, coniato nella zecca di Parigi per il principe Carlo III di Monaco.

Il Carlino rappresenta un caso esemplare di come una denominazione monetaria possa attraversare secoli e confini, adattandosi a diverse autorità emittenti, metalli e valori, pur mantenendo un legame storico con la sua origine prestigiosa.

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