21 Agosto 2025
bibliografia

Il vittimario (victimarius in latino) era una figura cruciale nei sacrifici dell’antica Roma. Il suo ruolo principale era duplice: era l’incaricato di condurre la vittima all’altare e di abbatterla secondo i rituali stabiliti. Oltre a questa funzione esecutiva, il termine poteva indicare anche l’allevatore o il mercante di animali destinati ai sacrifici.


Ruolo nel Sacrificio

Il processo del sacrificio nell’antica Roma era un rito complesso e preciso, e ogni figura aveva un ruolo specifico. Il vittimario era l’esecutore materiale dell’uccisione. La sua azione non era un semplice gesto brutale, ma un atto rituale che doveva essere eseguito in modo preciso e rispettoso delle divinità. L’animale veniva prima condotto all’altare e, dopo una serie di preghiere e offerte, il vittimario lo uccideva con un colpo netto.

Dopo l’uccisione, il vittimario o un altro assistente, il haruspex, estraeva le viscere dell’animale, che venivano esaminate per interpretare il volere degli dei. Questo atto, noto come aruspicina, era un’arte divinatoria di grande importanza.


Altre Funzioni

Il termine victimarius poteva anche riferirsi a coloro che si occupavano di rifornire gli animali per i sacrifici. Erano allevatori o mercanti specializzati che garantivano che gli animali fossero in perfette condizioni, poiché solo le vittime “pure” e senza difetti potevano essere offerte agli dei.

Inoltre, il termine, nel corso del tempo, ha assunto un significato più generale, indicando anche il macellaio o chiunque si occupasse di abbattere animali per altri scopi.

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