22 Agosto 2025
bibliografia

Il venabolo (o venabulo) era un tipo di giavellotto utilizzato nell’antichità, in particolare dai Romani, per la caccia alla selvaggina di grossa taglia. Il suo nome deriva dal latino venabulum, che a sua volta ha origine da venari, che significa “cacciare”. Questo strumento era un’arma essenziale per i cacciatori, non solo per la sua efficacia ma anche per il suo valore simbolico.


Caratteristiche e Uso

Il venabolo era una lancia robusta e pesante, progettata per infliggere ferite mortali a prede come cinghiali, orsi e cervi. Aveva una lunga asta in legno, spesso rinforzata con anelli metallici, e una punta larga e affilata, solitamente a forma di foglia di salice. La punta, in metallo, era progettata per penetrare la pelle spessa e la muscolatura degli animali selvatici, assicurando una caccia efficace.

Il suo uso era diffuso in tutte le classi sociali, dalla nobiltà che si dilettava nella caccia sportiva, ai cacciatori professionisti che si guadagnavano da vivere con questo mestiere.


Venabolo nella Numismatica

La raffigurazione del venabolo sulle monete è un fenomeno raro, ma di grande interesse per gli studiosi di numismatica. Il venabolo non era solo uno strumento di caccia, ma anche un simbolo di valore, forza e coraggio. Le monete che lo raffigurano, quindi, non si limitano a descrivere un’attività quotidiana, ma celebrano le virtù dei guerrieri e dei cacciatori.

Il venabolo può essere raffigurato in mano a divinità come Diana, dea della caccia, o a imperatori, che spesso si facevano ritrarre come grandi cacciatori per sottolineare il loro coraggio e la loro virilità. La sua presenza sulle monete è un modo per il potere di comunicare la sua forza e la sua capacità di dominare la natura.

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