Il tredisino, noto anche come tredicino, era una moneta d’argento coniata a Bologna nel 1471 sotto il governo di Ercole Bentivoglio. Il suo nome deriva dal suo valore, che era pari a 3 bolognini, una denominazione che probabilmente si rifà al numero tredici, un riferimento non del tutto chiaro. Questa moneta ricopriva il ruolo di mezza lira, un’unità di conto che in quel periodo si stava affermando in diverse città italiane come una vera e propria moneta.
Storia e Valore
L’emissione del tredisino si inserisce in un periodo di grande fermento nella monetazione italiana. Diverse città-stato, tra cui Bologna, stavano cercando di creare sistemi monetari più stabili e funzionali. Il tredisino, come mezza lira, si collocava in una posizione intermedia nel sistema monetario bolognese, facilitando le transazioni di medio valore e integrandosi con le altre monete già in circolazione.
Il suo valore era di 3 bolognini. Il bolognino, dal canto suo, era una moneta d’argento che aveva avuto una lunga storia a Bologna. L’introduzione del tredisino, quindi, era un modo per razionalizzare il sistema monetario e renderlo più efficiente.
Tredisino a Roma
Lo stesso nome, tredisino, veniva utilizzato a Roma per indicare una moneta dal valore di mezza gabella. La gabella era un’altra moneta d’argento, ma il suo valore e il suo ruolo nel sistema monetario romano erano diversi da quelli bolognesi. Questo doppio uso del nome “tredisino” è un esempio di come la terminologia numismatica potesse variare da una città all’altra, anche all’interno della stessa regione geografica.
Significato Numismatico
La storia del tredisino è un affascinante spaccato della storia economica e politica dell’Italia del Rinascimento. La sua coniazione, sotto la signoria di Ercole Bentivoglio, è un segno della sua sovranità e della sua autonomia. La sua analisi, quindi, non è solo una questione di monete, ma un testimone della storia politica e sociale di un’epoca di grandi cambiamenti.

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