Il termine scifata (o scodellata), in greco σκύφος (skýfos) che significa coppa o tazza, indica un tipo particolare di moneta emessa nell’Impero Bizantino a forma di coppa o scodella, da cui il termine scodellato usato anche per queste monete. Sebbene nell’Italia dell’undicesimo secolo il termine si riferisse ai contorni rilevati delle monete, la sua accezione più comune oggi è legata alla loro forma concava. Il termine si trova usato in diversi testi medievali, come la Cronaca di Cassino e una bolla di Innocenzo II del 1139.
Descrizione e Storia
Gli scifati, chiamati anche trachy nei paesi anglosassoni – dal greco τράχυς (trachys), irregolare, non liscio – furono coniati sia in elettro (oro misto ad argento) che in biglione (argento con titolo inferiore al 500/1000).
Scifati furono coniati anche da zecche che avevano rapporti di commercio con l’Oriente, come alcune zecche dell’Italia meridionale. Un esempio è il ducale d’argento battuto nel 1140 dal re di Sicilia Ruggero II. Questa moneta fu emessa a ricordo dell’investitura dello stesso Ruggero d’Altavilla da parte di Papa Onorio II nell’agosto del 1128 a Duca di Puglia, alla fine della guerra tra Ruggero e il Papato.
Le ragioni della forma a scodella delle monete bizantine sono ancora oggetto di dibattito tra gli storici e i numismatici. Le teorie più accreditate sono due:
- Ragioni tecniche: La forma concava rendeva le monete più resistenti alla piegatura e alla rottura, una caratteristica importante per monete di sottile spessore. Inoltre, la forma a scodella rendeva più facile impilarle e maneggiarle.
- Ragioni simboliche: La forma a scodella poteva essere un simbolo della sfera celeste o della benedizione divina. La forma concava, che raccoglieva la luce, poteva evocare l’immagine di una coppa che raccoglie la grazia divina.
Esistono monete simili coniate da popolazioni celtiche nel I secolo a.C., a cui viene dato il nome di Regenbogenschüsselchen (Scodelline dell’arcobaleno).
La scifata bizantina recava un’iconografia ricca di simbolismo religioso. Sul dritto, si trovava solitamente la figura di Cristo o della Vergine Maria, mentre sul rovescio si trovava l’immagine dell’imperatore o di un santo. L’iconografia religiosa era un potente strumento di propaganda, che sottolineava il ruolo dell’imperatore come protettore della Chiesa e come vicario di Cristo.
In sintesi, la scifata non è solo una moneta dalla forma insolita, ma un testimone della storia dell’Impero Bizantino. La sua analisi fornisce preziosi indizi sulle tecniche di coniazione, sulla religione e sulla simbologia del potere di un’epoca di profonde trasformazioni.

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