Il quadrato incuso (quadratum incusum) è un’impronta distintiva che si osserva principalmente sul rovescio delle monete greche arcaiche. Non si tratta di un’incisione artistica o di un simbolo religioso, ma del segno lasciato dal punzone, lo strumento utilizzato per battere il tondello di metallo. L’impronta ha una forma quadrangolare, spesso irregolare, che affonda nel metallo, creando una sorta di incavo o incasso.
La presenza del quadrato incuso è una caratteristica distintiva della monetazione più antica, in particolare quella delle città dell’Asia Minore, come Lidia, Efeso e Mileto, tra il VII e il V secolo a.C. In quel periodo, la tecnica di coniazione era ancora rudimentale. Il tondello di metallo, spesso una lega di oro e argento chiamata elettro, veniva posizionato su un’incudine (conio inferiore) che portava il disegno del dritto. Sull’altro lato del tondello veniva appoggiato il punzone, un’asta di metallo, che veniva battuto con forza con un martello. La punta del punzone lasciava sul rovescio del tondello un’impronta a forma di quadrato, che non portava alcun disegno ma solo la traccia del processo di coniazione.
Con il tempo, la tecnica si evolse. Gli incisori iniziarono a incidere anche l’estremità del punzone, creando dei disegni o dei simboli che venivano impressi sul rovescio della moneta. A volte, il disegno incuso era una ripetizione speculare di quello del dritto, altre volte si trattava di un’iconografia completamente diversa, come un animale araldico o un’immagine legata alla città. L’evoluzione del quadrato incuso, da semplice impronta del punzone a vero e proprio disegno, è un indicatore cruciale per la datazione delle monete arcaiche. Le monete con un quadrato incuso semplice sono generalmente considerate più antiche di quelle con un disegno incuso.
La presenza del quadrato incuso è anche un elemento che permette ai numismatici di studiare le tecniche di produzione delle monete antiche, di identificare le zecche e di distinguere le monete autentiche dai falsi. In sintesi, il quadrato incuso non è un semplice dettaglio, ma una vera e propria firma tecnologica che ci racconta l’evoluzione dell’arte della coniazione nell’antichità.

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