L’oro è un elemento chimico (simbolo Au, dal latino aurum) e un metallo prezioso che ha svolto un ruolo centrale nella storia della monetazione e dell’oreficeria.
Le sue caratteristiche fisiche e chimiche – tra cui la sua elevata malleabilità, duttilità, resistenza alla corrosione e un colore distintivo – lo hanno reso un materiale ideale per la creazione di monete e gioielli fin dall’antichità.
Uso nella Coniazione e in Oreficeria:
- Oreficeria: L’oro puro (titolo 1000/1000) è troppo morbido per essere utilizzato nella maggior parte degli oggetti di gioielleria. Per questo motivo, viene legato con altri metalli (come rame, argento, palladio, nichel) per aumentarne la durezza e la resistenza. Il titolo più comune per l’oro in oreficeria è di 750/1000 (pari a 18 carati), il che significa che l’oggetto è composto per il 75% da oro puro e per il 25% da altri metalli.
- Coniazione di Monete: Per le monete, la durabilità e la resistenza all’usura sono ancora più importanti. Tuttavia, a differenza dell’oreficeria, il valore intrinseco della moneta è di primaria importanza. Per questo motivo, il titolo preferito per la coniazione di monete d’oro è stato quasi sempre 900/1000 (pari a 21.6 carati). Legare l’oro puro con un 10% di rame o argento rendeva la moneta sufficientemente resistente per la circolazione, mantenendo al contempo un contenuto molto elevato di metallo prezioso, garantendo un valore intrinseco facilmente riconoscibile e stabile.
Esempi di monete coniate a 900/1000 includono i Marenghi francesi, italiani e svizzeri e la maggior parte delle monete dell’Unione Monetaria Latina. Anche in epoche precedenti, monete come i fiorini, i ducati e i solidi bizantini erano coniate con un titolo molto elevato (spesso sopra il 980/1000), il che li rendeva virtualmente “oro purissimo” (obrizo), sottolineando l’importanza di un valore intrinseco elevato per la credibilità monetaria.

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