21 Novembre 2024

Luigi Gori e il Fiorino 1859 del Governo Provvisorio della Toscana

il Fiorino 1859 del Governo Provvisorio della Toscana

Fiorino 1859 del Governo Provvisorio della Toscana. (© Modoetia Numismaticae)

Il Governo Provvisorio della Toscana (1859-1860)

Il contesto storico

Il Governo provvisorio della Toscana guidò il territorio sommariamente corrispondente all’odierna Toscana per ventidue mesi tra il 1859 e la nascita del Regno d’Italia.

Marzocco di Donatello - Museo del Bargello di Firenze. Modoetia Numismaticae
Marzocco di Donatello – Museo del Bargello di Firenze

Il Marzocco simbolo di Firenze

La statua raffigura il simbolo del marzocco. Un leone accucciato che poggia la zampa anteriore destra su uno scudo.

E’ lo stemma di Firenze! 

Il leone era l’animale totemico della città di Firenze sin dal medioevo.

Verso l’Unità d’Italia

Carlo Bon Compagni di Mombello (1860).
Carlo Bon Compagni di Mombello (1860).

Nel Granducato di Toscana erano all’opera molti sostenitori della causa dell’unità italiana, inquadrati in varie organizzazioni (liberali, monarchici, repubblicani, mazziniani) e rappresentanti le fasce sociali più significative, compresi molti ufficiali dell’esercito.

Molto attivo era anche Carlo Bon Compagni di Mombello, rappresentante diplomatico del Regno di Sardegna presso la corte lorenese.

23 aprile: l’ultimatum austro-ungarico

Gli eventi cominciarono a precipitare, la cancelleria imperiale dell’Austria-Ungheria aveva inviato un ultimatum al Regno di Sardegna. Il 23 aprile 1859, alle 17:30, due diplomatici austriaci consegnarono a Cavour l’ultimatum

Nel testo li si intimava di ritirare le truppe dal confine tra i due stati. Cessando ogni ulteriore manovra di addestramento dell’esercito sabaudo. Quella piemontese era stata un’azione voluta aspettandosi una reazione degli austro-ungarici al quale Cavour non sperava più.

In un proclama dei “soldati toscani” diretto ai “fratelli toscani” si esprimeva la volontà dell’esercito granducale di combattere a fianco dell’esercito sardo contro gli austro-ungarici, chiamando esplicitamente “patria” l’Italia.

Karl Ferdinand von Buol Schauenstein
Karl Ferdinand von Buol-Schauenstein, Lithographie von Josef Kriehuber, 1854

Le festività Pasquali al grido di: “Viva l’Italia”

Il 24 aprile, giorno di Pasqua, alcuni reparti schierati finsero di non udire il comando di presentare le armi al granduca ed alla sua corte che si recava al Duomo per le celebrazioni liturgiche.

La notte del 25 aprile in alcune caserme al grido di “Viva l’Italia” fu spezzato il busto del granduca e lacerati i ritratti del principe ereditario e del comandante dell’esercito granducale, generale Ferrari. Quel giorno vi furono incontri frenetici fra i capi dei vari schieramenti a favore dell’unificazione italiana ed i costituzionali toscani, guidati dal barone Bettino Ricasoli. Nessuno accordo fu trovato visto che alcuni di essi volevano soltanto porre richieste riformatrici e di uno Statuto.

26 aprile: è Guerra!

Il 26 aprile l’Austria-Ungheria dichiarò guerra al Regno di Sardegna: cominciava la seconda guerra d’indipendenza. La notte stessa a Firenze, capitale del granducato, si tenne una ulteriore riunione dei capi dei vari schieramenti politici favorevoli all’unificazione italiana, presenti anche molti ufficiali dell’esercito toscano. Fu stabilita per il giorno successivo una grande manifestazione in tutte le principali città, e fu nominata una giunta provvisoria. La rivoluzione era pronta a scoppiare.

27 aprile: una nuova bandiera

La mattina del 27 aprile una gran folla scese in piazza Barbano, peraltro limitandosi a gridare il proprio sostegno al Regno di Sardegna ed a lanciare invettive contro l’Austria-Ungheria; le truppe richiesero la sostituzione della bandiera granducale, molto simile a quella asburgica, con il tricolore e la dichiarazione di guerra all’Austria. Il granduca Leopoldo II, trincerato in Palazzo Pitti con i suoi ministri, convocò il principe Neri Corsini, liberale d’altissima reputazione non direttamente compromesso con i rivoltosi, dichiarando che era disposto a formare un nuovo governo, schierarsi contro l’Austria-Ungheria e concedere una costituzione; per calmare gli animi acconsentì alle truppe di inalberare il tricolore.

Bandiera di Stato (propriamente dei Consolati) e della Marina Mercantile del Governo Provvisorio Toscano
(dal 29 settembre 1859 al 22 marzo 1860)

Leopoldo II lascia Firenze

Il principe Corsini si recò presso la sede diplomatica del Regno di Sardegna dove erano riuniti i capi congiurati, ma tornò dal granduca con un ultimatum volutamente inaccettabile, che prevedeva l’abdicazione del sovrano:

  • la destituzione del Ministero, del Generale e degli ufficiali che si erano maggiormente pronunciati contro il sentimento nazionale
  • un’alleanza offensiva e difensiva col Piemonte
  • la pronta collaborazione militare e il comando delle truppe al generale Ulloa
  • l’adeguamento dell’ordinamento toscano a quello italiano.
principe neri corsini
Ritratto di Neri Corsini (Gallerie degli Uffizi a Firenze)
Granduca Leopoldo II di Toscana. Modoetia Numismaticae
Granduca Leopoldo II di Toscana (Pietro Benvenuto, 1828)

A questo punto a Leopoldo II non restò che lasciare Firenze con la famiglia. Il granduca si rifiutò di abdicare anche se virtualmente salì al trono Ferdinando IV. Non riconosceva più il suo governo, ma non ne creò un altro.

La sera stessa, preso atto della mancanza di un governo legittimo, il municipio di Firenze nominò un Governo Provvisorio Toscano formato da Ubaldino Peruzzi, Vincenzo Malenchini ed Alessandro Danzini.

28 aprile: un commissario straordinario

Il 28 aprile il governo provvisorio offrì la dittatura a Vittorio Emanuele II che però ritenne opportuno non accettare in quanto la situazione internazionale era molto fluida e soprattutto non era chiara la posizione di Napoleone III, potente e fondamentale alleato del Savoia nella guerra all’impero austro-ungarico.

Vittorio Emanuele II si limitò ad accordare la propria protezione e nominò commissario straordinario il suo inviato Carlo Boncompagni, con funzioni di capo di stato. Il commissario prima provò a formare un direttorato di tecnici, poi preso atto dell’impossibilità di proseguire in quella direzione l’11 maggio formò un gabinetto di governo con personalità locali: Bettino Ricasoli agli interni, Cosimo Ridolfi esteri ed istruzione pubblica, Enrico Poggi culto, Raffaele Busacca finanze, commercio e lavori pubblici, il piemontese Paolo De Caverobusacca alla guerra. Comandante dell’esercito fu nominato il generale Girolamo Calà Ulloa.

Ritratto del generale Girolamo Calà Ulloa nel 1859 (Litografia, Saverio Pistolesi) Modoetia Numismaticae
Ritratto del generale Girolamo Calà Ulloa nel 1859 (Litografia, Saverio Pistolesi).

21 luglio: Ferdinando IV di Toscana

La sovranità della Toscana rimase quindi intatta, ma di fatto non era più un Granducato in quanto il 21 luglio Leopoldo II, che nel frattempo aveva raggiunto la corte asburgica, abdicò in favore del figlio Ferdinando IV di Toscana il quale però né si insediò né abdicò né cedette formalmente i poteri.

Asburgo-Lorena, Ferdinando IV di, granduca di Toscana (1835-1908) Disderi, Adolphe Eugène (1810-1890) Modoetia Numismaticae
Granduca di Toscana Ferdinando IV Asburgo-Lorena (foto di Adolphe Eugène Disderi)

Il 23 maggio i soldati del 5° corpo d’armata francese sbarcarono a Livorno, al comando del principe Napoleone Gerolamo, ed occuparono i passi appenninici per prevenire colpi di mano da parte degli austriaci.

Il 29 maggio fu dichiarata l’alleanza della Toscana al Regno di Sardegna ed alla Francia nella guerra contro l’impero Asburgico. Due giorni dopo, preso atto dell’inutilità della sua presenza nel granducato, il principe Napoleone Gerolamo partiva verso la Lombardia con le sue truppe e con le truppe di volontari toscani comandate da Girolamo Calà Ulloa.

Marzo 1860: Il Plebiscito

Dopo l’armistizio di Villafranca, il 1º agosto il commissario straordinario cedette i poteri al consiglio dei ministri, presieduto dal barone Bettino Ricasoli. Vennero adottati provvedimenti tendenti all’annessione al Regno di Sardegna come: l’introduzione dello stemma di casa Savoia; della lira piemontese al posto della moneta granducale; e non si perse l’occasione per promuovere alcune opere pubbliche, soprattutto in ambito ferroviario.

Il principe Eugenio di Savoia Carignano - Museo centrale del Risorgimento - Roma Modoetia Numismaticae
Il principe Eugenio di Savoia Carignano – Museo centrale del Risorgimento – Roma

Il 11 marzo ed il 12 marzo 1860 si tenne il plebiscito che decretò a larghissima maggioranza l’annessione della Toscana al Regno di Sardegna:

  • 366.571 voti favorevoli
  • 14.925 voti contrari
  • 4.949 voti nulli (schede annullate per forma illegittima)
Bettino Ricasoli fotografato da Duroni & Murer negli anni '60 dell'Ottocento Modoetia Numismaticae
Bettino Ricasoli fotografato da Duroni & Murer negli anni ’60 dell’Ottocento

La Suprema Corte di Cassazione delle Province di Toscana promulgò l’annessione in data 15 marzo 1860 e l’atto formale di annessione fu firmato pochi giorni dopo, il 22 marzo.

Eugenio di Savoia-Carignano divenne luogotenente del re, Bettino Ricasoli governatore generale.

L’unificazione non fu attuata di colpo. Si preferì mantenere alla Toscana una ampia autonomia amministrativa che durò fino al 14 febbraio 1861. Quattro giorni prima della prima convocazione del parlamento del neonato Regno d’Italia.

L’assimilazione completa e definitiva nelle strutture amministrative del nuovo Stato si concluse col decreto del 9 ottobre 1861 n° 274.

Il Fiorino 1859

Decreto: fiorino 1859 del Governo Provvisorio della Toscana

Decreto del 27 Luglio 1859 Modoetia Numismaticae
Decreto del 27 Luglio 1859 , emissione fiorino.

IL GOVERNO DELLA TOSCANA

Considerando che la moneta deve avere l’impronta corrispondente alla condizione politica dello Stato;
Sulla proposta del Ministro delle Finanze, del Commercio e dei Lavori Pubblici;
Sentito il Consiglio dei Ministri:

Decreta:

Art. 1. Il Fiorino d’argento avrà da un lato l’impronta del Giglio Fiorentino, con intorno l’indicazione del nome e del valore della moneta, e dall’anno in cui è coniata, come il passato. Nell’altro lato avrà nel centro l’impronta d’un Leone colla bandiera Italiana, e la leggenda intorno Governo della Toscana.
Art. 2. Il Ministro delle Finanze, del Commercio, e dei Lavori Pubblici è incaricato della esecuzione del presente Decreto.
Dato in Firenze li ventisette Luglio milleottocentocinquantanove.

La moneta

Ecco qui sotto un fiorino (quattrini cento) del Governo Provvisorio della Toscana, coniato nel 1859, dopo la partenza da Firenze per l’esilio, del granduca Leopoldo II.

Dritto Modoetia Numismaticae

Il Marzocco, il leone simbolo di libertà, che procede verso sinistra con tricolore, intorno GOVERNO PROVVISORIO DELLA TOSCANA.
In esergo stemma del Guicciardini (tre corni da caccia o “Guicciarde”) che fu prima di Ridolfi il direttore della zecca di Firenze e indicazione dell’autore (L. GORI).

Rovescio Modoetia Numismaticae

Entro un cerchio di perline, il giglio araldico di Firenze. Intorno QUATTRINI CENTO, il millesimo (1859), indicazione del valore (FIORINO),tra due stelle a 5 punte.

Ag. 917‰ – Ø 24 mm – Peso 6,88 g

  • Contorno: Rigato
  • Incisore: Luigi Gori
  • Direttore di Zecca: Conte Luigi Guicciardini

Valore di Catalogo: fiorino 1859 del Governo Provvisorio di Toscana

MBBBSPLFDC
60 €120 €250 €500 €
(Valori tratti dal Catalogo Nazionale delle MONETE ITALIANE dal ‘700 all’EURO 30° Ed – Gigante, Varese )

Catalogazione: fiorino 1859 del Governo Provvisorio di Toscana

  • CNI XII, p. 478 n. 3
  • Montenegro 471.
  • Pagani 228
  • Gigante 2.
  • Montagano 467
  • Galeotti II

Le prove di stampa

Ci sono varie prove di questa moneta, per lo meno tre:

  1. In rame con bordo rigato
  2. Su lamina quadrata in argento di alto spessore
  3. Un dritto di alto modulo poi usata anche per una medaglia
Prova in rame, g 4,19 mm 23,69 (Raccolta Marignoli, 1900) Modoetia Numismaticae
Prova in rame, g 4,19 mm 23,69 (Raccolta Marignoli, 1900)

I falsi

Esistono anche due tipi di falsi in rame:

Falso in rame, g 5,59 mm 23,79 (1896) Modoetia Numismaticae
Falso in rame (1896) – Ø 23,79mm – 5,59 g
Falso in rame, g 5,55 mm 23,93 (1934) Modoetia Numismaticae
Falso in rame (1934) – Ø 23,93 mm – 5,55 g

Gli Artefici

Luigi Gori: Incisore

Nato a Firenze nel 1838. Incisore e medaglista, allievo all’Accademia di Belle Arti di Firenze e fu incisore della zecca granducale per la quale incise numerosi conii per monete e medaglie; tra queste alcune anche per la Repubblica di S. Marino. Socio corrispondente delle reale accademia di Urbino e della Scuola di arti decorative.

Medaglia per il 6° Centenario di Dante

Davvero notevole il numero di pezzi che, nei più disparati settori e per le più svariate occasioni, portano la sua firma, fra queste la medaglia per il sesto centenario di Dante; la commemorazione di Galileo; del Wichow; del Duprè.

Duprè G.- Gori L. (1865), Medaglia di Dante Alighieri Museo Diocesano Tridentino (Trento). Modoetia Numismaticae
Duprè G.- Gori L. (1865), Medaglia di Dante Alighieri, dritto. [Museo Diocesano Tridentino (Trento)].
Duprè G.- Gori L. (1865), Medaglia di Dante Alighieri, rovescio [Museo Diocesano Tridentino (Trento)]. Modoetia Numismaticae
Duprè G.- Gori L. (1865), Medaglia di Dante Alighieri, rovescio [Museo Diocesano Tridentino (Trento)].

Medaglia dei volontari dell’Aspromonte

Nel 1863, su una medaglia che i volontari dell’Aspromonte offrirono al medico Ferdinando Zanetti (curò le ferite Giuseppe Garibaldi), figura la scritta Lab. Rossi e F.lli Gori, mentre successivamente, circa dal 1869, su alcune medaglie figura anche la dizione “Luigi Gori e figlio F.”.

Una delle più belle coniazioni con l’effige di Giuseppe Garibaldi, opera dell’incisore Luigi Gori e coniata dal “Laboratorio Rossi & Fratelli Gori” di Firenze nel 1862. La medaglia, che misura 43 mm di diametro.

Medaglia di Giuseppe Garibaldi Modoetia Numismaticae
Dritto Modoetia Numismaticae

Giuseppe Garibaldi, visto frontalmente ed in rilievo, così come l’iconografia dell’epoca ce lo ha trasmesso. Sopra di lui il motto “ROMA O MORTE” e sul bordo inferiore la frase, in caratteri più piccoli, “FERITO IL 29 AGOSTO 1862”. Sul bordo rialzato del busto corre la firma “LAB. ROSSI & F.LLI GORI”.

Medaglia di Giuseppe Garibaldi Modoetia Numismaticae
Rovescio Modoetia Numismaticae

Nel campo su quattro righe: “I VOLONTARI D’ASPROMONTE OFFRONO RICONOSCENTI AL PROF. FERDINANDO ZANNETTI” la data “23 NOV. 1862” preceduta da un Fascio Repubblicano che le divide.

Medaglia di Garibaldi particolare dell'esergo Modoetia Numismaticae
Medaglia di Garibaldi particolare dell’esergo al dritto.
Medaglia di Garibaldi nella sua scatola Modoetia Numismaticae
Medaglia di Garibaldi nella sua scatola originale.

Luigi Guicciardini (1810-1864), conte: Direttore di Zecca

Arma della Famiglia Guicciardini di Firenze. Modoetia Numismaticae.
Arma della Famiglia Guicciardini di Firenze.
Piazza e Torre della Zecca vecchia (Fabio Borbottoni, Collezione Cassa di Risparmio di Firenze). Modoetia Numismaticae.
Piazza e Torre della Zecca vecchia
(Fabio Borbottoni, Collezione Cassa di Risparmio di Firenze).

Bibliografia

  • Bollettino di Numismatica – Verso l’Unità d’Italia, le emissioni dei governi provvisori nella collezione di S.M. Vittorio Emanuele III
  • Manuale del Collezionista di Monete Italiane – 29° Ed. Montenegro
  • Alessio Montagano – Monete Italiane Regionali – Firenze – Ed. Varesi
  • Catalogo Nazionale delle Monete Italiane – Gigante Editore

Testo tratto da wikipedia.org

Modoetia Numismaticae articolo fondo

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