Lo zecchino è il nome che, a partire dalla metà del XVI secolo, venne dato al ducato d’oro di Venezia. Il nome deriva dalla parola “zecca” (l’officina dove si coniano le monete) e fu adottato a causa della preferenza data ai pezzi appena coniati. Il ducato d’oro, una delle monete più stabili e prestigiose d’Europa, assunse il nome di zecchino sotto il doge Pietro Lando (1539-1545) e mantenne i suoi tipi iconografici fino alla fine della Repubblica di Venezia, nel 1797.
Valore e Frazioni
Con l’adozione del nome zecchino, il valore della moneta d’oro fu aumentato a 7 lire e 12 soldi, mentre il nome ducato rimase in uso solo per il ducato “di conto”, del valore di 6 lire e 4 soldi.
Il successo dello zecchino fu tale che ne furono coniate diverse frazioni e multipli, per adattarsi alle diverse esigenze commerciali: si ebbero pezzi da mezzo e un quarto di zecchino, ma anche multipli da 2, 3, 10, 12 e 100 zecchini, un chiaro segno del suo ruolo di valuta di riferimento per le transazioni su larga scala.
Imitazioni e Varianti
La stabilità e il prestigio dello zecchino veneziano furono così grandi che la moneta fu ampiamente imitata da altre zecche in tutta Italia e in Europa. Tra le più famose imitazioni si ricordano:
- Gli zecchini di Lucca (dal 1572).
- Gli zecchini di Toscana, noti come “zecchini gigliati”.
- Gli zecchini di Genova (dal 1718).
- Gli zecchini di Roma e Bologna.
- Gli zecchini di Carlo Emanuele III di Sardegna.
- Gli zecchini di Maria Teresa in Lombardia.
A Venezia, agli inizi del XVII secolo, per ottenere un’equivalenza tra le monete d’oro e d’argento, fu coniato anche uno zecchino d’argento del valore di 10 lire.
La storia dello zecchino, quindi, non è solo la storia di una moneta, ma un affascinante racconto di come una valuta di successo possa influenzare l’economia, la politica e l’arte numismatica di un’intera regione.

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