La trireme (trieres in greco) era l’archetipo della nave da guerra dell’antichità, un’imbarcazione che dominò i mari del Mediterraneo, in particolare le flotte greche tra il VI e il IV secolo a.C., con l’apice della sua importanza nella flotta ateniese del V e IV secolo. Il suo nome, che significa “tre remi”, ha dato origine a diverse interpretazioni sulla sua struttura.

Struttura e Propulsione
L’interpretazione più comune, sebbene dibattuta, è che la trireme fosse una nave con tre ordini di remi su ogni lato. I rematori erano disposti su tre livelli verticali sfalsati, in modo da massimizzare la potenza propulsiva senza allungare eccessivamente lo scafo. Un’altra teoria, meno accreditata, suggerisce invece che la trireme avesse tre rematori per banco, disposti ad altezze leggermente crescenti verso l’interno. Indipendentemente dalla disposizione, l’obiettivo era lo stesso: aumentare il numero di rematori e, di conseguenza, la spinta della nave.
Il passaggio dalla pentecontoro, una nave a un solo ordine di remi, alla bireme e poi alla trireme, fu una risposta all’esigenza di avere navi più veloci e manovrabili in battaglia, senza renderle più lunghe di 30-40 metri, una lunghezza che era considerata il limite massimo per una nave da guerra.
Storia e Diffusione
La tradizione attribuisce l’origine della trireme all’Oriente e in particolare ai Fenici, grandi navigatori e commercianti. In Grecia, la sua comparsa è legata ai Corinzi, che furono i primi ad adottarla e a diffonderla tra i Corciresi e i Greci di Sicilia. Tuttavia, la trireme raggiunse il suo massimo splendore nelle mani degli Ateniesi, che nel V secolo a.C. ne fecero il cuore della loro flotta, una forza navale che permise loro di dominare il Mediterraneo e di resistere all’invasione persiana.
La sua analisi, quindi, non è solo una questione di tecnica navale, ma un testimone della storia politica e militare dell’antica Grecia.

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