Il tremisse era una moneta del tardo Impero Romano che corrispondeva a un terzo di solido. Il suo nome, infatti, deriva dal latino tremissis, che significa “un terzo”. Aveva un peso di circa 1/216 di libbra romana, ovvero tra 1,49 e 1,52 grammi, e fu una delle monete d’oro più diffuse nel corso del primo Medioevo.
Origine e Diffusione
La prima coniazione del tremisse è attribuita all’imperatore Magno Massimo tra il 383 e il 384 d.C. La sua produzione, inizialmente modesta, conobbe un forte incremento all’inizio del V secolo, diventando una moneta di grande importanza per il commercio e per l’economia dell’Impero.
Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, il tremisse non scomparve, ma continuò a essere coniato dai regni romano-barbarici. I Franchi, i Visigoti, i Longobardi e i Merovingi ne coniarono le proprie versioni, a testimonianza del suo valore e della sua stabilità. Anche Carlo Magno coniò tremissi d’oro per un breve periodo nelle zecche della Toscana e dell’Italia settentrionale, un chiaro segno del suo tentativo di riorganizzare il sistema monetario e di riallacciarsi alla tradizione romana.
L’eredità del Tremisse
La storia del tremisse è un affascinante spaccato del passaggio tra l’antichità e il Medioevo. Il suo ruolo di moneta stabile e ampiamente accettata ne fece un elemento di continuità in un’epoca di grandi cambiamenti politici e sociali. La sua analisi, quindi, non è solo una questione di numismatica, ma un testimone della storia politica ed economica di un’epoca di transizione.

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