Un suberato (subaeratus) è una moneta, spesso una contraffazione, realizzata con un nucleo di metallo non prezioso (solitamente bronzo o rame) rivestito da un sottile strato di metallo prezioso, come l’argento, per farla apparire come una moneta regolare. Il termine, che significa letteralmente “con il bronzo che sta sotto”, si applica in genere alle monete antiche, come i denari romani o le dracme greche.
Storia e Produzione
La produzione di monete suberate, o fourrée, iniziò quasi contemporaneamente alla coniazione delle prime monete in Asia Minore nel VII secolo a.C. Lo scopo era semplice: trarre profitto producendo una moneta con un contenuto di metallo prezioso inferiore al suo valore nominale.
Il metodo di produzione più comune prevedeva di avvolgere un tondello di rame con una lamina d’argento, riscaldarlo e poi batterlo con il conio. Il calore e la forza del colpo creavano una fusione tra i due strati. Talvolta, si spruzzava una lega eutettica (72% argento, 28% rame) fusa tra i due strati per migliorare la fusione.
La scoperta di queste frodi avveniva spesso a causa dell’usura, che rivelava il metallo sottostante, o per via di bolle e rotture del rivestimento causate dalla corrosione del nucleo. Per contrastare le contraffazioni, furono introdotte misure come i denari serrati, che avevano circa 20 tacche incise sul bordo per dimostrare l’integrità della moneta, anche se questo sforzo si rivelò inutile, come dimostrano i suberati serrati ritrovati.
Rilevazione e Falsi Governativi
Il metodo più semplice per identificare un suberato è la pesatura: un nucleo di rame rende la moneta più leggera di una in argento massiccio. Un altro metodo era il suono prodotto lasciando cadere la moneta su una superficie dura, anche se questa pratica è sconsigliata per le monete antiche a causa della loro fragilità. I “contrassegni del banchiere”, ovvero tagli o punzonature sulle monete, servivano proprio a verificare se fossero di argento massiccio.
Durante la crisi del III secolo, l’Impero stesso produsse una forma di “falso governativo”. Gli antoniniani venivano coniati con una percentuale di argento molto bassa (5%) e venivano “argentati” in superficie con un bagno di acido. Questo processo creava uno strato lucido e sottile di argento che svaniva rapidamente con l’usura. Queste monete non sono considerate suberati in senso stretto, poiché il nucleo non era di un metallo completamente diverso, ma sono un esempio di svalutazione ufficiale.

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