Il termine radiato si riferisce a una moneta romana che presenta la testa dell’imperatore ornata da una corona radiata, ovvero una corona formata da punte o raggi. Questa caratteristica iconografica non era un semplice ornamento, ma aveva un significato ben preciso e una funzione specifica all’interno del sistema monetario romano. Il radiato, pur essendo una moneta frazione del follis, si distingue per questa peculiarità, che lo accomuna all’antoniniano.
La storia del radiato è strettamente legata alle riforme monetarie del III e IV secolo d.C. In un’epoca di profonda crisi economica, il governo romano cercava di stabilizzare il sistema monetario con nuove emissioni di monete in bronzo o in lega di bronzo e argento (mistura). Il radiato era una di queste monete, coniata in un periodo di transizione e di svalutazione.
La corona radiata, che dà il nome alla moneta, era un simbolo di potere e divinità. Veniva utilizzata per indicare un valore superiore rispetto alle monete con la testa laureata (cioè con la corona d’alloro). Inizialmente, il radiato aveva un valore doppio rispetto al follis o ad altre monete di bronzo, ma il suo valore intrinseco (la quantità di metallo prezioso) diminuì rapidamente a causa dell’inflazione. Nonostante la svalutazione, la corona radiata rimase un elemento distintivo, un promemoria visivo del suo valore nominale superiore.
La raffigurazione dell’imperatore con la corona radiata era anche un potente messaggio di propaganda. L’imperatore si presentava come una figura solare, un dio vivente, il cui potere derivava dal favore divino. Questa iconografia serviva a consolidare l’autorità imperiale e a rafforzare la fede nel sovrano in un’epoca di grande instabilità politica.
In sintesi, il radiato non è solo una moneta, ma un testimone della storia economica, politica e religiosa dell’Impero Romano. La sua analisi fornisce preziosi indizi sulle riforme monetarie, sulla svalutazione e sulla propaganda imperiale in un’epoca di grandi cambiamenti.

Modoetia Numismaticae © 2014-2025