La pretesta (praetexta) era una toga con un lembo purpureo, che rappresentava uno dei capi di abbigliamento più significativi e simbolici dell’antica Roma. La sua funzione andava ben oltre il semplice vestiario, poiché indicava in modo inequivocabile lo status sociale, l’età e la carica pubblica di chi la indossava. In numismatica, la sua raffigurazione non è casuale, ma serve a sottolineare il ruolo e la dignità di una figura, sia essa un imperatore, un magistrato o un membro della famiglia imperiale.
La pretesta era un simbolo di distinzione e veniva indossata da diverse categorie di persone:
- Giovani nobili: I ragazzi romani di nobile stirpe indossavano la pretesta fino all’età di circa sedici anni, quando la sostituivano con la toga virile, priva del bordo purpureo. Questa fase segnava il passaggio dall’infanzia all’età adulta e l’assunzione delle responsabilità civiche. Nelle monete, la raffigurazione di un giovane principe con la pretesta serviva a sottolineare la sua appartenenza alla famiglia imperiale e il suo futuro ruolo di erede.
- Magistrati: I magistrati curuli, ovvero i più alti funzionari dello Stato (consoli, pretori, censori, ecc.), indossavano la pretesta in segno della loro autorità e del loro potere. La toga con il bordo purpureo era il simbolo della loro carica pubblica, che li distingueva dal resto della popolazione. La sua raffigurazione sulle monete, in combinazione con altri simboli di potere come la sella curule, era un modo per celebrare il ruolo del magistrato e la sua importanza per la res publica.
- Sacerdoti: I membri dei collegi sacerdotali, in particolare i pontefici e gli auguri, indossavano la pretesta durante le cerimonie e i riti religiosi. Questo li elevava al di sopra del popolo e li distingueva come custodi del sacro. Nelle monete, la pretesta poteva essere un attributo di figure religiose o dell’imperatore stesso in qualità di Pontifex Maximus.
Il colore purpureo del lembo della toga era un simbolo di potere, dignità e sacralità, ed era riservato a chi ricopriva un ruolo di rilievo nella società. La sua raffigurazione sulle monete era un modo per comunicare visivamente e inequivocabilmente lo status di chi era ritratto. Ad esempio, la pretesta su una moneta poteva indicare che l’imperatore era un magistrato o un sacerdote, legittimando il suo potere e la sua autorità.
In sintesi, la pretesta non era solo un abito, ma un potente simbolo numismatico che racchiudeva un intero universo di significati legati allo status sociale, alla politica e alla religione nell’antica Roma.

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