Il termine bifronte (dal latino bifrons, “a due fronti” o “con due facce”) in numismatica si riferisce alla caratteristica di una figura o di una testa raffigurata con due volti. Questo motivo iconografico è di particolare importanza nella monetazione antica, dove spesso veicolava significati simbolici complessi.
L’esempio più celebre nella numismatica romana è la rappresentazione del dio Giano bifronte sugli assi romani repubblicani.
- Giano era una delle più antiche divinità romane, il dio degli inizi, dei passaggi, delle porte e dei confini, spesso invocato all’inizio di ogni impresa. La sua peculiarità di essere raffigurato con due volti che guardano in direzioni opposte simboleggia la sua capacità di vedere contemporaneamente il passato e il futuro, o di governare sia l’inizio che la fine.
- Sugli assi repubblicani, in particolare quelli dell’Aes Grave fuso, la testa bifronte di Giano era il motivo iconografico dominante sul dritto. Questa scelta sottolineava l’importanza del dio per la res publica romana e la sua funzione di protettore delle entrate e delle uscite, sia in senso fisico (le porte) che temporale (l’inizio e la fine dell’anno, l’inizio e la fine di una guerra).
Oltre a Giano, il concetto di “bifronte” può essere applicato ad altre rare raffigurazioni in cui due volti distinti sono uniti in una singola testa, spesso per rappresentare l’unione di due individui (es. imperatori o divinità associate) o la duplice natura di un’entità.
La presenza di figure bifronti sulle monete è un elemento chiave per i numismatici che studiano la simbologia religiosa, politica e culturale dell’antichità. Questi motivi non erano solo decorativi, ma comunicavano messaggi profondi e significativi alla popolazione che utilizzava quelle monete.

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