L’Augustale è una delle più prestigiose e artisticamente significative monete in oro coniate nel Medioevo, introdotta dall’imperatore Federico II di Svevia (1194-1250).
Questo capolavoro numismatico fu realizzato a partire dal 1231 nella zecca di Brindisi, grazie all’abilità dell’incisore Baldovino Pagano da Messina. L’Augustale si distingue per la sua chiara ispirazione agli aurei romani, riflettendo il desiderio di Federico II di emulare la grandezza imperiale classica.
La moneta incarnava la visione politica e culturale di Federico II, noto come Stupor Mundi (Meraviglia del Mondo), che mirava a restaurare la magnificenza dell’Impero Romano. Il richiamo all’antichità era evidente sia nella scelta del metallo (l’oro, allora non comune nella monetazione occidentale) sia nell’iconografia:
- Sul dritto, l’Augustale presenta un busto laureato dell’Imperatore, che evoca direttamente i ritratti degli imperatori romani sulle loro monete. Questa rappresentazione non solo celebrava la persona di Federico II, ma lo collegava direttamente alla tradizione imperiale di Roma.
- Sul rovescio, è raffigurata un’aquila imperiale (spesso con le ali spiegate), affiancata dalla leggenda “FEDERICUS CAESAR AUGUSTUS IMPERATOR ROMANORUM” (Federico Cesare Augusto Imperatore dei Romani). L’aquila era il simbolo per eccellenza del potere imperiale, mentre il testo riaffermava la sua autorità come legittimo successore degli imperatori romani, usando titoli come “Cesare” e “Augusto”.
Dal punto di vista tecnico, l’Augustale aveva un valore notevole: era la quarta parte dell’oncia, pesava circa 5,25 grammi (equivalenti a 6 trappesi) e aveva un elevato titolo di 20 carati (pari all’833‰ di oro puro), un’eccezionale finezza per l’epoca. Queste caratteristiche lo rendevano una moneta affidabile e ampiamente accettata nel commercio mediterraneo.
La sua coniazione fu bruscamente interrotta. Dopo la morte di Federico II e la sconfitta degli Svevi, l’Augustale fu abolito in odio alla dinastia nel 1267 da Carlo I d’Angiò, il nuovo sovrano del Regno di Sicilia, che ne proibì la circolazione. Fu poi sostituito dalle sue nuove emissioni, i Reali, a partire dal 1278. Nonostante la sua breve vita, l’Augustale lasciò un segno indelebile nella storia numismatica, influenzando le coniazioni successive e rimanendo un simbolo del genio e delle ambizioni di Federico II. Nel XVIII secolo, il suo valore collezionistico era già così elevato che un singolo Augustale poteva equivalere a 12 ducati.

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