L’Antoniniano è una moneta romana d’argento (o biglione, una lega di argento e rame) introdotta nel 215 d.C. dall’imperatore Caracalla, il cui nome completo era Marco Aurelio Antonino (da cui il nome della moneta). Questa nuova emissione nacque con un valore nominale di due denari, rappresentando un tentativo di riforma monetaria in un periodo di crescente instabilità economica per l’Impero Romano.
L’introduzione dell’Antoniniano fu motivata da diverse esigenze. Caracalla, noto per le sue ambiziose campagne militari e per le generose elargizioni ai soldati e al popolo, necessitava di un volume maggiore di valuta. Il nuovo pezzo, pur avendo il valore nominale di due denari, fu coniato con un peso di argento significativamente inferiore rispetto a quello che avrebbero avuto due denari “puri”. Ciò consentì allo Stato di risparmiare metallo prezioso e di aumentare la quantità di moneta in circolazione, ma a lungo termine contribuì a una progressiva svalutazione.
Una delle caratteristiche più riconoscibili dell’Antoniniano è l’iconografia dell’imperatore:
- Sul dritto, il ritratto dell’imperatore è quasi sempre raffigurato con una corona radiata (a raggi), a simboleggiare la sua natura divina e il suo legame con il Sole. Per le imperatrici, l’immagine era solitamente accompagnata da un crescente lunare sotto il busto. Questa era la principale differenza visiva che permetteva di distinguere l’Antoniniano dal denaro, dove l’imperatore era raffigurato con una corona d’alloro e l’imperatrice con un semplice diadema.
- Il rovescio presentava una vasta gamma di tipi, incluse personificazioni allegoriche (come la Fortuna, la Concordia, la Pace), divinità del pantheon romano, virtù imperiali, o scene commemorative.
Nonostante le intenzioni iniziali, il progressivo svilimento del titolo d’argento dell’Antoniniano, che diminuì drasticamente nel corso del III secolo, contribuì a un’accelerazione dell’inflazione e a una crisi monetaria che avrebbe avuto profonde ripercussioni sull’economia romana. Ciononostante, l’Antoniniano rimase la moneta dominante per quasi un secolo, fino alle riforme monetarie di Diocleziano alla fine del III secolo. La sua abbondante produzione e la sua ampia circolazione lo rendono oggi uno dei tipi monetari romani più comuni e studiati, offrendo una testimonianza tangibile delle sfide economiche dell’Impero in un’epoca di crisi.
Vista da Vicino

Ag – 24 mm – 4,84 g
(Savoca Numismatik –28th Blue Auction – 25 gen 2020 – Lot. 1136)
Dritto
Legenda: ANTONINVS PIVS AVG(ustus) GERM(anicus)
Busto di Caracalla radiato, paludato, corazzato rivolto a destra
Rovescio
Legenda: VENVS VICTRIX
Venere paludata, elmata, regge con la mano sinistra una lancia e si poggia a uno scudo
Bibliografia
Crediti immagine di copertina: Foto di Photo2023 del Busto di Caracalla del 213-217 d.C. presente al Museo archeologico nazionale di Napoli,

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