Il termine bratteato (dal latino bractea, che significa “lamina sottile”) si riferisce a un particolare tipo di moneta caratterizzata dall’avere solamente un’impronta in rilievo su un lato e la stessa impronta, ma incava (a incuso), sull’altro lato.
Questa peculiare tecnica di coniazione è il risultato dell’uso di un unico conio che, colpendo una lamina metallica sottile, imprime il disegno in positivo su un lato e, per pressione, lo trasferisce in negativo sull’altro. La sottigliezza del tondello era essenziale affinché il disegno potesse “passare attraverso” il metallo in questo modo.
I bratteati furono particolarmente diffusi in Europa centrale, specialmente in Germania, Svizzera e Scandinavia, durante il Medioevo, all’incirca tra il XII e il XIII secolo. Le ragioni della loro adozione erano principalmente economiche e pratiche:
- Risparmio di metallo: La loro estrema sottigliezza permetteva di coniare un numero maggiore di monete con la stessa quantità di metallo prezioso (solitamente argento), rendendoli economicamente convenienti.
- Rapidità di produzione: La coniazione con un solo conio era più veloce ed efficiente.
- Facilità di tosatura: La loro sottigliezza e il design a un solo lato li rendevano però estremamente vulnerabili alla tosatura o alla rottura.
L’iconografia dei bratteati è molto varia e spazia da figure di sovrani, simboli religiosi (come croci o santi), stemmi cittadini, a immagini di animali o elementi architettonici. Nonostante la loro fragilità, i bratteati sono importanti testimonianze della storia monetaria medievale, offrendo spunti sulle economie locali e sulle tecniche di coniazione dell’epoca.

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