Laetificat è una parola latina che significa “rallegra” o “rende lieto“. Questo termine fu inciso, con un significato profondamente simbolico, in un contesto storico di grande turbolenza: la rivoluzione del 1648 nel Regno di Napoli.
La parola “Laetificat” fu posta in circolo, attorno a un grappolo d’uva, sulla moneta di un tornese coniata in quel periodo. L’abbinamento non era casuale, ma intendeva veicolare un messaggio specifico al popolo. L’uva, infatti, con il suo prodotto principale, il vino, è da sempre associata alla gioia, all’abbondanza e alla capacità di rendere lieta la vita.
Il 1648 fu un anno cruciale per Napoli, segnato da una violenta rivolta contro il dominio spagnolo, nota come la rivolta di Masaniello, e successivi tentativi di instaurare una repubblica o di porsi sotto la protezione francese, come nel caso del Duca di Guisa. In un periodo di estrema povertà, carestia e oppressione fiscale, un messaggio di “letizia” e abbondanza, seppur simbolico, poteva avere un forte impatto psicologico sulla popolazione.
Questa moneta, sebbene di piccolo taglio (un tornese), rappresentava un potente strumento di propaganda. Era un tentativo, da parte delle autorità rivoluzionarie o dei nuovi governanti, di promettere un miglioramento delle condizioni di vita e di ispirare speranza e fiducia nel futuro. La raffigurazione del grappolo d’uva suggeriva che la “felicità” o il “sollievo” per il popolo sarebbe giunto attraverso l’abbondanza dei raccolti e, per estensione, una vita più prospera, in netto contrasto con le privazioni subite sotto il precedente regime.
L’uso di monete per veicolare messaggi politici e sociali è una pratica antica, e il tornese con la leggenda “Laetificat” è un esempio eloquente di come anche il più piccolo mezzo di scambio potesse trasformarsi in un manifesto di speranze e aspirazioni popolari durante un periodo rivoluzionario.

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