Questa moneta fu coniata per 25 anni dalla zecca di Roma, grazie all’accordo stipulato tra il governo Italiano e quello austriaco.
Le lettere S.F. Sotto il busto dell’imperatrice, sono le iniziali del Maestro di Zecca Tobias Schőbel e del Conservatore Josef Faby, entrambi ufficiali della zecca di Gűnzburg .
Il quantitativo dei pezzi coniati copre il periodo dell’agosto 1935 al 30 giugno 1939, e la coniazione di quelle monete finì nel 1950. L’Italia nel 1961, restituì una copia di coni alla zecca austriaca; una seconda copia fu consegnata al Museo della Zecca di Roma.
La differenza tra i Talleri coniati a Roma e quelli coniati in Austria, sono: titolo 835‰ , invece che 833‰, diametro 40 mm contro le misure che vanno da 40,80 a 42,50 e la leggenda sul contorno, maggiormente corposa ed in rilievo, inoltre i Talleri Italiani presentano un bordo sfuggente senza orlo.
Dato il gradimento riscontrato tra le popolazioni del Levante, il Tallero di Maria Teresa fu ripetutamente coniato in diverse zecche occidentali, quali: Firenze nel 1814 e nel 1828; Venezia dal 1815 al 1835 e durante il Governo Provvisorio (1848-1849).
La leggenda significa: al dritto Maria Teresa imperatrice e regina di Ungheria e Boemia; al rovescio arciduchessa d’Austria, duca di Borgundia (Borgogna) e conte del Tirolo. La X (croce di Sant’Andrea) posta al rovescio dopo la data, è stata impressa sulle monete per ricordare la riforma monetaria “Piede Monetario di 20 fiorini” sancita dall’accordo del 1753 con la Baviera. In base a quell’accordo si decise che da un marco di Colonia, 233,8555 g di argento fino, si dovessero ricavare monete per un valore di 20 fiorini. Quindi un fiorino, qualunque fosse il suo titolo, doveva contenere 11, 69277 g di argento fino. Per questo motivo queste monete presero il nome di Talleri di Convenzione.
Valori puramente indicativi, seguono l’andamento del mercato domanda-offerta.