Modoetia Numismaticae
Amedeo VII di Savoia detto il Conte Rosso (Avigliana, 24 febbraio 1360 – Ripaglia, 1º novembre 1391) fu conte di Savoia, d'Aosta, Moriana e Nizza dal 1383 al 1391. Amedeo era figlio del conte Amedeo VI di Savoia e di Bona di Borbone. La sua casa di nascita, il Castello di Avigliana, è ancora conservata benché attualmente in rovina. Quando salì al potere, lasciò nei primi tempi il potere alla madre, già abituata a governare lo stato durante le lunghe assenza del marito per guerre e missioni politiche. (Amedeo VI fu considerato uno dei maggiori combattenti del suo tempo, e anche il figlio non fu da meno).
La politica del Conte Rosso
Amedeo salì al trono di uno Stato afflitto da gravi problemi economici: le continue guerre del padre avevano prosciugato le finanze dello stato, già di loro natura mai floride. Per ottenere i fondi necessari alle imprese che meditava dovette faticare non poco.
Già dalla sua ascesa al trono dovette affrontare i riottosi conti del Canavese e il Monferrato, sempre più potente ed invasivo (aveva negli anni addietro scacciato i Visconti da Asti e Alba, e ora minacciava apertamente i Savoia). Anche Gian Galeazzo Visconti preoccupava, ma Amedeo seppe abilmente stipulare un patto di non aggressione, anche grazie alla moglie di Gian Galeazzo, Bianca di Savoia.
Altre preoccupazioni arrivarono dall'imperatore Venceslao: egli, che nel complicato quadro europeo del Grande Scisma d'Occidente parteggiava per Urbano VI, intimò al Conte Rosso di abbandonare la causa del rivale, l'antipapa Clemente VII. Amedeo non poteva piegarsi alla volontà imperiale anche per fattori economici: Clemente aveva promesso al conte una retribuzione pari a 4000 fiorini sulle decime della Chiesa in Piemonte. Il Conte Rosso girò intorno all'argomento, e la faccenda si placò. Anche perché l'astuto conte aveva un progetto ambizioso che lo occupava: Carlo VI di Francia lo aveva chiamato per una guerra contro gli inglesi: l'intento del folle monarca francese consisteva nello sbarcare direttamente sul suolo inglese. L'impresa non si fece mai, scoraggiata dal duca di Berry, ma il Conte Rosso ebbe modo di farsi notare ugualmente nel periodo che passò nell'accampamento francese di Ecluse: perse al gioco somme enormi, che riottenne a stento e dopo lunghe richieste e suppliche. Ma se andò male con il gioco, gli riuscì almeno di far fidanzare la figlia del duca di Borgogna con il figlio Amedeo. Parte della dote della giovane, 100.000 fiorini, servì ad estinguere i debiti di gioco.
Tornato dall'Ecluse , Amedeo VII si trovò immischiato nella rivolta cosiddetta dei Tuchini, gruppi di contadini che, manifestando contro i signori locali, erano protetti dal marchese del Monferrato e dai Visconti. Quando in aiuto dei monferrini giunse anche il famoso condottiero Facino Cane, Amedeo VII decise che era giunto il momento di scontrarsi con Gian Galeazzo.
Ma dalle due parti non vennero segnali di voler attaccare per primi: la faccenda si protrasse, Gian Galeazzo decise di proporre la pace. Motivo della scelta era che la figlia Valentina Visconti avrebbe dovuto fidanzarsi con il fratello di Carlo VI, e per raggiungerlo avrebbe dovuto attraversare le terre sabaude. Dopo alterne vicende, Valentina il 1º luglio 1388 entrava nelle terre del Conte Rosso.
Lo sbocco sul mare
Nei suoi progetti, Amedeo VII vedeva un obiettivo fondamentale: il mare. Aveva osservato l'oceano nel periodo dell'Ecluse , quando Carlo VI cercò inutilmente di attaccare l'Inghilterra. Tornato in patria, si prefissò come obiettivo la conquista di uno sbocco al mare. Grazie alla presa di Cuneo da parte del Conte Verde, Amedeo VII riuscì a penetrare in Provenza. Molte terre provenzali erano dei Durazzo-
Giovanni Grimaldi, nominato gran siniscalco della città di Nizza dai napoletani, si vide costretto a firmare un atto in cui Nizza veniva ceduta al Piemonte. Amedeo VII entrò in Nizza il 28 settembre 1388: dopo le consuete festività, nominò i Grimaldi come governatori sabaudi della città e signori di vari feudi adiacenti.
La morte del Conte Rosso
Verso la fine di ottobre del 1391 il Conte Rosso fece ritorno a Ripaglia e rivolse la sua attenzione al Vercellese, dove era in atto una sanguinosa rivolta. Chiese che Gian Galeazzo non intervenisse ulteriormente nei suoi affari di stato e decise che avrebbe sedato la protesta rapidamente. Ma, durante una caccia al cinghiale nella tenuta di Ripaglia, Amedeo VII si ferì ad una gamba in seguito ad una caduta da cavallo e venne condotto a letto; il giorno seguente fu aggredito dal tetano che si manifestò prontamente col trisma e si spense tre giorni dopo a soli trentadue anni. Pur senza prove fondanti, corse subito voce che fosse stato avvelenato dal medico e dal farmacista i quali, sospettati di omicidio volontario, furono barbaramente torturati.
Il Conte Rosso lasciò un successore, Amedeo VIII ma le redini dello stato vennero tenute dalla nonna Bona di Borbone e dalla corte di feudatari che, con infami calunnie, riuscirono ad allontanarla. La vedova, Bona di Berry, venne costretta invece a schierarsi con il partito dei nobili contrari alla contessa e, tornata in patria, Filippo II l'Ardito la costrinse a risposarsi con il duca d'Armagnac senza più rivedere i figli avuti dal Conte Rosso, che venne inumato nell'Abbazia di Altacomba. Circa un secolo dopo Emanuele Filiberto di Savoia trasferì le sue ceneri, insieme a quelle di Amedeo VIII, nella Cappella della Sindone di Torino.
Discendenza
Amedeo VII aveva sposato a Parigi nel 1377 Bona di Berry, soprannominata in seguito Madame la Jeune, per distinguerla dalla suocera Bona di Borbone, detta la Madama Grande. Bona era figlia di Giovanni di Francia, duca di Berry e d'Alvernia e di Giovanna d'Armagnac ed era nipote diretta del re di Francia Giovanni il Buono. Sebbene il matrimonio fosse avvenuto il 18 gennaio del 1377, fu solo a partire dal marzo 1381 che Bona giunse in Savoia per vivere col marito. Dal matrimonio nacquero:
Sono inoltre noti due figli illegittimi di Amedeo, Umberto, conte di Romont (†1443), e Giannetta, avuta da certa Francesca Arnodi, ed andata sposa ad Andrea di Glareins.